Un ordine teatrale si istituisce solamente grazie a un lungo disordine. (Louis Jouvet.)
Il teatro è il disordine incarnato e per scrivere - (o fare) - teatro bisogna iniziare con lo scrivere l’elogio del disordine. Il teatro vive nel disordine: è la sua condizione di esistenza. La grandezza del teatro è fondata su un disordine organico, necessario, permanente. (...) Recitare è propriamente un distruzione di sé, una demolizione, è un disordine obbligato, l’impossibilità di una vita interiore. Anche l’opera del poeta (di un attore) è un disordine. Tra la scrittura e la rappresentazione, tessuti di sensazioni e di sentimenti intrecciati, l’opera più viva confessa una contraddizione permanente, un disordine essenziale. La sua vita e la sua fecondità attraverso le epoche non sono che il costante sfruttamento di questa confusione. (...) Quel che chiamiamo divertimento o evasione è soltanto uno smarrimento generale. L’ordine qui viene da un disordine. Nessuna delle manifestazioni del teatro obbedisce a una “ linea di condotta “. Nessuno dei gesti o dei rituali del vero teatro deriva da una “tendenza”. Ricerche e preoccupazioni si agitano soltanto nel vago, nell’assente, nell’indeterminato: nel caos. (L.J.)